IL BLOG DI INES ROSANO

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“E COSI’ IL BRUTTO ANATROCCOLO SI SEDETTE TUTTO TRISTE IN UN ANGOLO”. L’importanza di promuovere l’autostima sin dalla prima infanzia.

“Sei capace di deporre le uova” chiese la gallina, “No? Allora sei pregato di tenerti le tue opinioni per te”. Chiese il gatto: “Sei capace di inarcare la schiena, fare le fusa, o produrre scintille? No? Allora è meglio che te ne stai lì buono e lasci parlare chi ne sa qualcosa”. E così, il brutto anatroccolo si sedette tutto triste in un angolo (Andersen, 2005).

Alcun i bambini si sentono privi di valore perché vengono criticati, perché non “rispondono” alle aspettative delle figure di riferimento, perché non vengono valorizzati per le loro risorse e i loro talenti. Se un bambino vive nel senso di fallimento e di inadeguatezza, non riesce a sviluppare autostima e rischia di sentirsi sbagliato e di non valere nulla.

Molte favole vedono protagonisti personaggi senza voce e senza volto, per esempio Il soldatino di piombo

Anche se stavano dirigendosi proprio verso il soldato, per qualche ragione non riuscivano a vederlo. Se lui avesse gridato “Sono qui” lo avrebbero trovato immediatamente, ma gridare non era certo un comportamento adatto a un soldatino in uniforme (Andersen, 2005).

Nel contesto scolastico i bambini che si sentono senza valore, possono sviluppare comportamenti di chiusura per non essere notati, per passare inosservati ed evitare di esporsi temendo il giudizio degli altri. Alcune ricerche hanno dimostrato che i bambini con bassa autostima non solo manifestano generalmente un rendimento scolastico più scarso, ma tendono a inibire la propria capacità di realizzazione personale, in età adulta: Feinstein (2001), mostrò come “l’autostima all’età di dieci anni costituiva un importante indicatore di realizzazione personale all’età di vent’anni, più dei risultati scolastici”.

E’ importante che dalla prima infanzia il bambino instauri un legame profondo e amorevole con una figura adulta di riferimento che riesca ad essere presente in maniera costante, attraverso una relazione significativa che fa sentire il bambino riconosciuto, apprezzato, incoraggiato, consolato e accolto quando manifesta un disagio, amato e accettato così com’è. Un legame profondo di questo tipo, che doni calore e nutrimento, costituirà la base fondamentale per lo sviluppo dell’autostima. Già il neonato, se incontra lo sguardo amorevole della madre (la relazione precoce viso a viso), predispone i mattoncini per la costruzione della sua autostima, come dimostrato dalla neurobiologia. In un’interazione nutriente e positiva con il genitore (sguardo accogliente, dialogo corporeo, ecc.) si stimola nel bambino la produzione degli ormoni del benessere (serotonina, dopamina, endorfine e ossitocina), essenziali per suscitare in lui stati emotivi positivi.

Durante il suo percorso di crescita il bambino va accompagnato amorevolmente, nell’ambito di una relazione significativa, senza giudizio rivolto alla sua persona: “Era rassicurante sentire che ci fosse qualcuno che mi voleva così tanto bene da dirmi in modo gentile che stavo sbagliando” (Schneider, 1987).

Sostenendo la sua autostima, il bambino sarà più propenso a sperimentare, prendere l’iniziativa, perseverare davanti agli ostacoli e sviluppare resilienza.

 

Dott.ssa Ines Rosano, pedagogista clinico©

Esperta in DSA, disagi emotivi, sostegno alla genitorialità.

Per consulenze tel 392 1431126

Via Pio La Torren. 23, Empoli.

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